Stig G. Carlson sul Rhodesian Ridgeback, 1985

Articolo di Stig.G:Carlson pubblicato in Särtryck för Svenska Rhodesian Ridgebacksällskapet ur Hundsport, 1985

Stig. G. Carlson, nato in Finlandia e naturalizzato svedese, ha svolto la sua attività di esperto cinofilo a partire dal 1968. Ha goduto di reputazione internazionale come allevatore, giudice e docente specializzato in Rhodesian Ridgeback. I suoi seminari avevano un vasto seguito in Sud Africa, Stati Uniti, Inghilterra, Israele e Australia dove ha svolto incarichi di giudice e docente. Stig è stato Presidente dello Swedish Ridgeback Club, Presidente dello Stockholm Kennel Club, Vice Presidente e Presidente dell’SSD (club madre di circa 80 razze) in Svezia e ha fatto parte del team del 100° anniversario dello Swedish Kennel Club. Questo articolo fu scritto nel 1988 nella rivista Särtryck för Svenska Rhodesina Ridgebacksällskapet ur Hundsport nr 4/85, in occasione del secondo Ridgeback World Congress, di cui Carlson è stato presidente. Nel 1997 Carlson ha ricevuto lo Swedish Kennel Club Merits Award.

La popolazione dei leoni sta rapidamente calando in Rhodesia e con essa anche il numero dei cacciatori di leoni. Sarebbe un vero peccato se questa magnifica razza , il Rhodesian Lion Dog, (N.d.T. cane leone della Rhodesia) dovesse scomparire. Questa razza si presta ad assolvere molti compiti differenti , tuttavia sembra improbabile che essa possa diventare particolarmente popolare.

(Farmer’s Weekly, 7 febbraio 1923, Rhodesia del Sud: articolo del veterinario C.H. Edmond)

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Il Rhodesian Ridgeback è l’unica razza canina ufficialmente riconosciuta che presenti sul dorso una striscia di pelo che cresce in direzione opposta al resto del mantello (N.d.T. ora è stato riconosciuto anche il Thai Ridgeback Dog, originario della Thailandia).

Questo “ridge”, talvolta chiamata “äs” nella letteratura in lingua svedese, è la particolarità della razza evidente anche alle persone meno esperte: il suo emblema. Tuttavia non è la cresta, ma il vecchio e originale nome di questa razza, un tempo anche uno dei suoi utilizzi, ad aver suscitato tanto interesse, tante speculazioni e anche molti equivoci: la caccia al leone.

Un primo club (o piuttosto un circolo non ufficiale) fu fondato nel 1922 a Bulawayo, ma è il 1924 che si deve considerare come l’anno della nascita ufficiale di questa razza. I due primi esemplari del “Lion Dog” furono registrati nella Kennel Union of Southern Africa (N.d.T- K.US.A, allora ancora nota come SAKU Southern African Kennel Union,). L’anno successivo, 1925, Francis Richard Barnes, il fondatore del circolo del 1922 , scrisse al segretario del South African Kennel Union confermando la costituzione di un club di appassionati di questa razza.

La storia in realtà suscita poco interesse se non può essere tradotta in insegnamenti e la storia così recente del Rhodesian Ridgeback fornisce all’odierno cinofilo una chiara indicazione di quanto recente sia la selezione operata per stabilire i canoni della razza Rhodesian Ridgeback: è una razza giovane , unica e non è certo una razza per principianti.

Per citare un’altra fonte rhodesiana, il “ lion dog (N.d.T. cane leone) è un cane da caccia valido, di origine poco conosciuta e dal carattere molto particolare ed esclusivo”.

La storia del Rhodesian Ridgeback non è soltanto storia di cane da caccia, ma anche di cane da guardia e certamente anche di cane da combattimento.

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Il pioniere nei paesi scandinavi è stata la Finlandia:
Leni Finne-Nousiainen con “Simba” è giunta al livello III della classe di obbedienza.

Se consideriamo questo alla luce del fatto che nel mondo dei Ridgeback di oggi si ritiene piuttosto unanimemente che l’idea funzionale della razza e la storia dei Boeri siano il quadro di riferimento più corretto, stiamo parlando di un cane naturalmente affidabile, ma che pone molte esigenze al proprietario e all’allevatore..

Il Rhodesian Ridgeback odierno pesa tra 35 e 45 chili, con un’altezza al garrese tra poco più di 60 cm e quasi 70 cm. Già da cucciolo il Rhodesian Ridgeback mostra un livello di attività molto elevato e una “tenacia” che a volte innervosisce i cuccioli di altre razze della medesima taglia e fascia di età. “I miei piccoli mostri”, così descrive spesso suoi cuccioli di Ridgeback il segreteario del Parent Club dello Zimbabwe. In queste parole c’è probabilmente un grosso fondo di verità.

Il Ridgeback è un cane molto dinamico, che unisce una struttura ossea solida a una muscolatura possente. I sudafricani affermano con orgoglio che “il Ridgeback è il miglior cane al mondo sulle le lunghe distanze”. Tra i maratoneti delle razze canine: “Il Rhodesian Ridgeback è la combinazione di forza, resistenza, velocità (in buona parte le caratteristiche originali del genere Canis)”.

In una fase iniziale della mia descrizione della razza scrivo “il Ridgeback richiede al proprietario non solamente la profonda comprensione dei propri istinti ,ma anche l’energia fisica e la volontà di offrire al cane l’abbondante esercizio di cui ha bisogno.

Ci si può chiedere se la razza sia adatta alle aree urbane e anche, salvo casi eccezionali, sia ideale anche per bambini o anziani.

Un cane non può cacciare i leoni…si dice

Questa è una domanda frequente tra gli appassionati di Ridgeback: il dubbio è giustificato. Nessun Rhodesian Ridgeback è mai stato utilizzato per uccidere, ma neppure per lottare con un leone. Al contrario i Ridgeback venivano utilizzati, in coppie o in piccole mute per tracciare e tenere a bada la preda fino all’arrivo del cacciatore con il fucile.

Chi si interessa al Rhodesian Ridgeback ha sicuramente sentito parlare di famosi cacciatori come van Royen e Selous, eroi popolari nel loro tempo, le cui vite di solo un centinaio di anni fa oggi sembrano racconti da favola.

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Frederick Courtney Selous, cui è oggi dedicato uno parco nazionale in Tanzania, non era solo un cacciatore di leoni e un pioniere nell’allevamento del Rhodesian Ridgeback: è stato il modello di riferimento per l’eroe Alan Quatermain di Rider Haggard in “Le miniere del Re Salomone” e, ai nostri giorni, per Sean Courteney in “When the lion feeds”(N.d.T. “ Il destino del leone”) di Wilbur Smith.

Theodore Roosevelt chiamava con orgoglio Selous “suo amico” e il Kaiser Guglielmo I di Germania lo riteneva “un modello per la gioventù del suo paese”.

I Boeri, che hanno sviluppato il loro cane in parte in modo sistematico e in parte casuale, come un incrocio tra le razze importate e il sangue delle popolazioni canine indigene originali, sono caduti nell’oblio.: infatti non abbiamo idea dell’aspetto fisico dei predecessori degli odierni Ridgeback, noti ai tempi con i nomi di “ Steekhard, Maanhaar o Verkeerdchanar”.

Tra le altre cose, durante il Congresso mondiale tenutosi a Johannesburg nell’ottobre 1984, nel quale io -insieme a mia moglie- rappresentavamo il Consiglio di razza, l’SSD e le sezioni di razza scandinave, è sorta la questione dell’odierno Ridgeback e della sua capacità di cacciatore.

Testimone del valore originale della razza è la notizia che, solo un paio di anni fa, il “Family Ridgeback” è stato utilizzato nella vera caccia al leone. Con risultati che rispondevano pienamente alle descrizioni del comportamento tramandateci dai vecchi cacciatori di grossa selvaggina. Per tutti gli amanti dei leoni possiamo aggiungere che, nella caccia al leone del 1980, il leone non fu abbattuto, e i cani furono richiamati…

Dalla Nuova Zelanda giungono notizie sulla efficacia della nostra razza nella caccia al cinghiale , un tipo di caccia in cui il cane stesso abbatte la preda. (Storie più antiche raccontano che un Ridgeback combatte ad armi pari ma con esito incerto con un babbuino maschio o un leopardo). Nella Svezia settentrionale, i Ridgeback sono utilizzati come segugi per l’alce, ma per questo lavoro mancano informazioni ulteriori. In Svezia in hanno utilizzato il Ridgeback anche come cane da piuma.

Cosa c’è dunque in questo cane, il cui coraggio, secondo le tribù dell’Africa meridionale, sarebbe dovuto a “una goccia di sangue di leone presente nella razza”. La descrizione di una enciclopedia, che parla di “cane marrone di media taglia che pesa poco più di 30 chili (tanto tempo fa), con una cresta sul dorso”, non è particolarmente rappresentativa.

Abbiamo già affermato che il Ridgeback è estremamente istintivo. È un cane quasi arrogante, sicuro di sé, che ha un forte legame con il suo proprietario o i suoi proprietari e con l’ambiente circostante.

Il Ridgeback non è particolarmente aperto agli estranei, ma è molto docile e tollerante. La sua fiducia in se stesso e il suo carattere equilibrato lo rendono un cane di famiglia stabile e affidabile.

In un ambiente familiare, il cane ha una pazienza quasi infinita con i bambini.

L’emblema “nobile” della razza, la cresta o Ridge, deve essere ben delineata, affusolata e simmetrica, e deve comprendere due “corone identiche e opposte l’una all’altra , nella parte superiore circondate da un “arco”. La foto mostra un Rhodesian Ridgeback danese con una cresta quasi perfetta,

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Quando si tratta di addestrare il cane, bisogna dire che i buoni risultati di obbedienza segnalati in Finlandia, così come più recentemente in Danimarca e Norvegia (con un parziale supporto svedese), sono le eccezioni che confermano la regola. Il Ridgeback è un cane indipendente, che si stanca rapidamente della “routine”. Per addestrare un Ridgeback come cane da obbedienza ci vuole la pazienza di un angelo, tempo per lavorare con sessioni estremamente brevi, un’accettazione dell’indipendenza della razza e un’enorme quantità di bocconcini…

Storie divertenti ci vengono dalla Danimarca, dove comunque sono stati ottenuti ottimi risultati nella scuola per cani poliziotto con i Ridgeback: nell’addestramento all’attacco il Ridgeback ha dei problemi in quanto ha una certa tendenza a “pensare per sé”: al punto di decidere quanto sia stupido mordere un braccio imbottito se ce n’è uno non protetto disponibile…

Una aneddoto riportato da uno dei nostri giovani e talentuosi psicologi cinofili in Svezia mette ulteriormente in luce il comportamento indipendente del Ridgeback. In una prova in cui diverse razze dovevano cercare un pezzo di carne nascosto sotto un secchio capovolto tra molti secchi vuoti, il Ridgeback è stato l’unico che si è preso il suo tempo, ha trovato il secchio giusto e poi, con meraviglia degli altri cani, dopo una breve “pausa di riflessione”, ha risolutamente rovesciato il secchio con la zampa, ha preso la carne e se n’è andato “mostrando la esaltata dignità del vincitore”.

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6 esempi di ridge corrette

Che un Ridgeback rovesci un secchio con la zampa non è insolito; il Ridgeback lavora molto con le zampe anteriori, così come con i fianchi per far perdere l’equilibrio alla preda (o al compagno di giochi).

Un Ridgeback a tutta velocità mostra anche un’agilità impressionante nei suoi balzi a gambe incrociate e nella sua corsa a zigzag apparentemente senza meta. Il cane ha lea zampa ben raccolta e muscolosa del corridore, ma con dita relativamente lunghe e funzionali.

In un individuo ben allenato i cuscinetti plantari sono elastici e molto resistenti .

Le zone di provenienza del Rhodesian Ridgeback sono aree desertiche, vaste, in parte molto rocciose; spesso calde, ma anche fredde (specialmente nelle regioni montuose del Sudafrica occidentale, così come in Kenya, ad esempio). Il che ci porta inevitabilmente alle caratteristiche più importanti della razza, insieme al temperamento e alla salute fisica generale. Il Ridgeback è un cane molto attivo, nel quale l’efficienza del passo, l’uso dei muscoli e l’armonia ritmica del passo ben esteso e radente al suolo sono una questione di capacità funzionale di base.

È discutibile se si possano tollerare cattive angolazioni, elevazione eccessiva ed antieconomica degli anteriori , posteriori vaccini, anteriori difettosi o altri difetti che si possono verificare anche in altre razze di cani molto attivi . È altrettanto ovvio che parlando di una razza come il Rhodesian Ridgeback si debba considerare lo stato dell’articolazione dell’anca.

In Svezia, allevatori responsabili che lavorano secondo principi chiari e su base volontaria hanno il problema sotto controllo; la media HD della razza è bassa fino al 5%.

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6 esempi di ridge inaccettabili

Un problema che si rileva nella razza, probabilmente correlato alla formazione del ridge, sono i cosiddetti seni dermoidi.

Si tratta della formazione di un canale tra la superficie dell’epidermide e la colonna vertebrale. Anche qui stiamo parlando di un problema controllato, ma più difficile in quanto l’ereditarietà del seno dermoide non è completamente chiara. (Non vediamo l’ora di poter codificare i pedigree nella nuova struttura informatica del Kennel Club).

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Rhodesian Ridgeback – cane da caccia: il cane da guardia che è diventato un cane di famiglia. La razza è relativamente giovane e ha conservato i suoi istinti e modelli comportamentali originali. Nella foto un giovane Ridgeback a caccia di fagiani nel freddo clima svedese, ben lontano dalle pianure dell’Africa meridionale.

Sia i cinofili più esperti che i meno esperti sono spesso colpiti dalla grande variabilità dell’aspetto esteriore dei Ridgeback. Ci sono allevatori che ritengono che la caratteristica più coerente e più facilmente riconoscibile di un Ridgeback, oltre alla cresta, sia il temperamento.

Sono in parte d’accordo: ciò che vediamo oggi come razza è un prodotto evolutivo in cui la funzione è stata l’elemento essenziale. È piuttosto improbabile che i cani che ritenuti dai boeri imigliori per la caccia o per la guardia e il combattimento fossero omogenei nell’aspetto.

Ci sono sicuramente tratti comuni: accanto ai cani africani originali che hanno dato la cresta, i Boeri hanno portato con sé piccoli esemplari, probabilmente attentamente selezionati, di cani da lavoro. Secondo gli standard dell’epoca Bloodhounds e Alani sono menzionati come gli antenati del ridgeback, si dovrebbero probabilmente aggiungere alcune decine di razze.

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il Ridgeback inglese di maggior successo di tutti i tempi, Mirengos Mandambo

Può essere interessante notare che quando le compagnie commerciali olandesi inviarono la loro famosa spedizione di colonizzazione nell’Africa meridionale a metà del XVII secolo, avevano piani molto chiari e definiti su come sarebbe proceduto l’insediamento. Dotavano la spedizione del minimo bestiame possibile, animali e utensili, ma sempre in base al principio che avrebbero avuto le migliori opportunità possibili di utilizzarli insieme alle risorse della nuova patria. E questo principio di economia si applicava all’intero stile di vita: dall’agricoltura all’allevamento del bestiame e anche all’utilizzo dei cani.

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il Ridgeback nativo di maggior successo. Loüsfigens Douglas

Ecco perché lo standard del Ridgeback oggi offre ampi margini di tolleranza. Sono ammesse variazioni di colore dal color grano chiaro al marrone rossiccio molto intenso. Ci sono anche altre differenze nell’aspetto fisico , mentre il colore del naso,(il tartufo), è limitato a due. Da un lato, è richiesto il solito tartufo nero, che si sposa bene con gli occhi scuri. Ma è anche consentito avere cani dal tartufo color fegato, accompagnati da occhi color ambra.

Inizialmente, il bianco nel mantello era comune. Oggi, il bianco è ammesso solo sulle dita oltre a qualche macchia sul petto. Il bianco come descritto è ammesso, anche nei soggetti da esposi

Probabilmente il Ridgeback più famoso al mondo, Shangaraš Checení, alias Paco qui presentato dall’autore dell’articolo. Paco qui ha vinto il suo 90° BOB, è stato il Ridgeback di maggior successo del Sud Africa diverse volte. ha 5 BIS, ed è stato recentemente definito da Ulla Magnusson “Il mio RidgeBack preferito”,

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Nel dibattito abbastanza comune sulla “variazione di tipo” nel Ridgeback, due sono le posizioni probabilmente corrette, sia quella di coloro che mettono in prima linea l’agilità, la velocità e le dimensioni medie, sia quella di coloro che ritengono più importante la massa muscolare e la struttura ossea.

Sono evidenti le differenze morfologiche tra le linee apprezzate a caccia e quelle invece prevalentemente utilizzate da guardia.

Tra gli storici sudafricani della razza, c’è anche un punto di vista che esalta il dimorfismo sessuale : si ritiene, a torto o a ragione, che una razza con compiti così diversi di solito abbia le differenti attitudiini distribuite in base al sesso. Secondo questa filosofia, il cane maschio, quello forte, sarebbe il cane da guardia e da combattimento, mentre la femmina più leggera e agile di solito fungerebbe da cane da caccia.

Il leggendario Maggiore Tom Hawley dava la massima importanza ad agilità e velocità, mentre ad esempio uno dei più importanti allevatore degli anni ’30, Vernon H. Brisley, si esprimeva a favore dell’importanza di mantenere una “massa sufficiente nel cane”.

E’ curioso sapere che, ad esempio, in Namibia oggi, i Ridgeback vengono spesso incrociati con i Bullmastiff “per ottenere cani da guardia più pesanti e migliori”.

Prima di esaminare il Ridgeback nella Svezia di oggi, qualche parola in più sulla “cresta”. Proprio come l’origine della razza in senso storico è in gran parte un mistero, anche la cresta è un mistero. È probabile che questa particolare formazione del pelo sia la caratteristica più essenziale che la razza ha ereditato dal nativo “cane prognato”.

Cani dotati di cresta sono stati trovati in vari luoghi della parte meridionale dell’Africa, fino alla regione del Congo, così come in Estremo Oriente sull’isola isolata di Phu Quoc. Questi sono probabilmente cani che hanno viaggiato con i loro padroni indigeni o immigrati (leggi portoghesi e olandesi) in diverse direzioni.

Se negli anni ’50 la cresta sul dorso di un “lion dog” poteva avere una grande varietà di forme, oggi il carattere distintivo della razza è oggetto di un lavoro di selezione estremamente rigoroso e oltre che ad una valutazione rigorosa nei ring delle esposizioni.

La cresta perfetta inizia immediatamente dietro le spale e per arrivare affusolandosi in modo simmetrico fino alla linea mediana dei fianchi. Ha due e solo due remolini, “le corone”, all’estremità superiore – perfettamente simmetriche opposte l’una all’altra – e circondate da un “arco”.

Un soggetto che deve ottenere risultati importanti in esposizione può avere solamnente pochi millimetri di deviazione dalla simmetria descritta nella cresta.

Il primo Ridgebackc mise le zampe sul suolo svedese negli anni ’30. Ma questi esemplari furono riesportati senza lasciar prole. Anche il periodo degli anni ’50 è passato con solamente un paio di apparizioni prive di traccia in termini di allevamento.

Nel 1961, il capitano di volo Bengt Florén importò il suo primo Ridgeback, ed il secondo l’anno successivo. Le cucciolate di Bengt Florén divennero importantissime per gli allevamenti di Ridgeback svedesi.

Verso la fine degli anni ’60, Olle Rosenqvist ed altri allevatori iniziarono ad produrre cucciolate e la razza è cresciuta in modo relativamente costante da allora.

Dagli stessi anni, si può anche vedere un flusso costante di esemplari importati. Se si guarda al numero di importazioni odierne in relazione ai 300-350 Ridgeback che si stima abbiamo in Svezia, la razza ha registratoun numero di importazioni relativamente ampio. Dalla metà degli anni ’70, anche gli allevatori svedesi e nordici hanno investito in importazioni altamente qualificate, dalla femmina di Loulou e Stig Pettersson che fu BOS al Cruft’s di Londra, Janak Saara, alla grande vincitrice di oggi, Rooinek Jason di Janak di Gunilla e Lennart Andersson, che ha ottenuto il BOB al Cruft’s appena prima dell’importazione in Svezia.

Sia in Norvegia che in Svezia ci sono cani che portano il titolo di “Best-Winning Ridgeback nel Regno Unito”.

È estremamente difficile giudicare la qualità dei cani tra i diversi paesi, a meno che non si possano valuter numeri più ampi di soggetti di esportazione . L’autore dell’articolo ha studiato i Ridgeback: in quattro continenti e persino esposti in Sud Africa. Naturalmente, è difficile fare un confronto, ma la sensazione generale è che il nostro miglior materiale svedese possa competere in una buona classe di campioni in Sud Africa, Inghilterra e Australia.

Negli USA inizialmente si è lavorato per un Ridgeback da esposizione più “simile al Greyhound”, elegante, che personalmente, come molti dei miei colleghi internazionali, non vedo completamente in linea con l’idea originale della razza.

O, come disse un famoso giudice svedese dopo Westminster nel 1985: “Ho visto molti Ridgeback piuttosto belli, ma non si sono piazzati…”

Sia la Danimarca che la Svezia hanno avuto il privilegio di ospitare le autorità mondiali sia del Sud Africa che dell’Inghilterra a giudicare la razza in varie esposizioni. Se si considerano i commenti dei giudici, la Svezia ottiene approssimativamente la valutazione “Buon standard internazionale, simmetria lineare relativamente buona, i cani sono solitamente in ottima forma fisica, con attitudine caratteriale generalmente buona”.

Non vi sono state ancora molte esportazioni, se non all’interno dei paesi nordici, ma singoli allevamenti svedesi hanno esportato, tra gli altri luoghi, nel continente d’origine della razza, così come negli USA. Attualmente un soggetto svedese riscuote meritevoli successi nei ring inglesi, mentre i risultati delle esposizioni nei paesi nordici sono costantemente migliorati anche nelle finali di gruppo.

Allevatori come Anita Gradin e Loulou & Stig Pettersson hanno vinto con gruppi di allevamento tra tutte le razze e nel 1984, giusto in tempo per l’anniversario , è arrivata la prima vittoria nel raggruppamento, grazie Rooinek Jason of Janak.

Oltre ai risultati delle esposizioni, nel mondo nordico dei Ridgeback si riscontra un interesse in rapida crescita nel testare la razza sia sul lavoro di traccia che di obbedienza.

Anche se il “cane leone”, il Ridgeback, la razza nazionale dei Boeri e il cane da caccia e da guardia delle aree subtropicali, non è esattamente un cane invernale, noi in Norvegia abbiamo esempi di risultati molto promettenti con i Ridgeback nelle competizioni di tiro.

Il Ridgeback è arrivato nella nostra parte del mondo per restare, ma non per diventare una razza numerosa e ampiamente diffusa. È una razza troppo esigente e troppo particolare per diventarlo e questo non sarebbe certamente un bene per la razza.

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I vincitori del 10° anniversario della Rhodesian Ridgeback Society nel 1984. Da sinistra il vincitore del Bis Ch Rooinek Jason di Janak, proprietario Lennart Andersson, la giudice Mrs B.I. Jackson (Sud Africa), la vincitrice del BIM, femmina di 9 anni Ch Loustigens Comba, proprietaria Lou-Lou Pettersson e all’estrema destra il capitano Bengt Florén, il primo a introdurre il Rhodesian Ridgeback in Svezia.