Rhodesian Ridgeback: la storia della Razza
di Giovanna Bacchini Carr
Il Rhodesian Ridgeback è l’unica razza riconosciuta originaria delle zone meridionali dell’Africa australe. La sua caratteristica particolare, che lo standard descrive come “emblema della razza” e dalla quale deriva anche il suo nome (ridge=cresta, back=dorso), è una striscia di pelo sulla schiena che cresce in direzione opposta al resto del mantello
e che deve corrispondere ad un disegno dettagliatamente descritto nello standard.
La storia del Rhodesian Ridgeback, come del resto quella di ogni razza domestica, si svolge attorno la storia dell’uomo: qui si tratta quindi di storia del confinente africano, nella quale la migrazione di popoli, sia bianchi che neri, é una costante nel tempo.
La cresta era presente nel cane semi-selvatico di una popolazione chiamata Khoikhoi, che insieme con altre due tribù, i Boscimani e gli Zulu intorno a1l’anno 500 abbandonarono le coste del Medio Oriente di cui erano originari e dopo una lunga migrazione durata circa mille anni si stabilirono sulle coste de1l’africa australe: i Boscimani nelle zone desertiche dell’Africa sud occidentale (odierna Namibia – Kalahari), i Khoikhoi nella zona attorno al Capo e gli Zulu sulle coste sud orientali.
Erano tre popoli profondamente diversi, ma che descriveremo sommariamente come agricoltori, pastori e cacciatori. La loro unica ricchezza era rappresentata dagli animali domestici con i quali divisero il loro lungo viaggio attraverso l’Africa. Questi animali sono gli antenati di quelle razze che dopo secoli di selezione oggi sono l’orgoglio degli allevatori sudafricani: le pecore dorper, le vacche bonsmara ed il cane Rhodesian Ridgeback.
Tra le razze canine riconosciute ne esiste soltanto un’altra che presenta la caratterisiica cresta di pelo sul dorso: il Thai Ridgeback Dog. E’ un cane di tipo Spitz, ben differente nell’aspetto generale dal Rhodesian Ridgeback, è stato riconosciuto solo di recente, e trae le sue origini sicuramenne da un altro cane crestato anch’esso di tipo spitz presente da secoli sull’isola di Phuc Quoc, al largo delle coste thailandesi.
Ipotizzare un collegamento tra il cane crestato africano e il cane crestato asiatico è naturale, considerati gli assidui scambi commerciali che per secoli sono intercorsi tra Africa e Asia, (fenici, arabi e più recentemente olandesi e portoghesi). Tuttavia non si può scartare la teoria di una semplice mutazione genetica parallela.
Verso la metà del 1600 i primi coloni boeri approdarono nella provincia del Capo e dall’Olanda portarono tante razze europee. I loro cani dovevano proteggere gli altri animali domestici e le proprietà, mentre il cane dei Khoikhoi, di tipo spitz e con la cresta sul dorso, oltre che un buon guardiano era anche un cacciatore invidiabile, e ovviamente avvezzo a tanti fattori cui le razze europee non erano resistenti: le tremende escursioni termiche degli altipiani sudafricani, le grandi prede africane…. in definifiva delle ottime ragioni per incrociarlo ripetutamente con le razze di provenienza europea. Fu cosi che la cresta rimase, mentre cominciò a scomparire l’aspetto di tipo “sciacallo” con i1 quale il cane ottentotto è rappresentato in un bellissimo libro del Dottor David Livingstone “Livingstone’s Missionary travels in Southern Africa” del 1870.
Nel XIX secolo gli afrikaner si mossero verso nord-est, verso le zone oggi note come Orange e Transvaal, e fu cosi che il Rhodesian Ridgeback si trasformò in scorta alle carovane del suo padrone durante il cosiddetto ”great treck”.
A questo punto interviene l’opera di un’altra popolazione: quella dei missionari e dei grandi cacciatori inglesi.
Mentre gli afrikaner certamente avevano delle priorità più impellenti della selezione di una razza di cani, i missionari e i cacciatori inglesi, colpiti dalle qualità di questa razza, nota allora come “steekbaar” o anche “cane boero”, lo portarono con loro al nord in quelle zone oggi note come Zimbabwe e Zambia (Rhodesia del Sud e Rhodesia del Nord) allora paradiso dei cacciatorl di prede e dei coltivatori di anime, dove iniziarono un lavoro di selezlone principalmente mirato a raffinarne le qualità di intelligente e coraggioso cacciatore, istintivamente rispettoso delle grandi prede.
Al sangue Pointer, Greyhound e Bulldog già usato dai boeri per gli incroci originari con il cane Khoikhoi viene aggiunto quello di Irish terrier, di Collie e di Alano.
Cosi il “cane boero” divenne “cane da leone”; il guardiano delle mandrie, il cane di scorta alle carovane diventa prettamente un cacciatore. Accompagna i vari Selous, Scout e van Rooyen nelle loro cacce alle grandi prede africane e, in cambio, stabilita una buona omogeneità tra i soggetti, finalmente ottiene il riconoscimento come razza. Siamo nel 1924. ll Ridgeback cacciatore è un cane da piccole mute di quattro o cinque cani, che segnalano il selvatico, lo inseguono e lo trattengono senza però toccarlo. La sua agilità gli permette di evitare quei contatti fisici con le grandi prede africane che non potrebbero che essergli fatali. Nel suo lavoro di guardiano il Rhodesian Ridgeback adotta la medesima tattica: segnala, ferma l’intruso, con rispetto, ma non codardia.
E’ interessante sapere che Francis R. Barnes, l’uomo che stese lo standard, come rimane scritto in una sua lettera ad un allevatore nel 1924, usò come base per il suo lavoro lo standard del dalmata, perché questo si avvicinava molto al “tipo” che egli cercava. Stando allo standard poche sono le differenze fondamentali e in conclusione il Rhodesian Ridgeback potrebbe esser descritto come un dalmata più possente, rosso, senza macchie e con una cresta sulla schiena!
Per descrivere il Rhodesian Ridgeback sono sufficienti poche parole.
ll Rhodesian Ridgeback deve essere un cane che non da nell’occhio: l’equilibrio, sia fisico che mentale è la sua caratteristica basilare. Fisicamente nessuna caratteristica deve essere marcata in modo particolare, nello standard infatti il termine “moderate” viene ripetuto molte volte.
ll Rhodesian Ridgeback che si fa notare sul ring per qualche carattere in particolare nel quale eccede, non necessariamente un carattere negativo, ma anzi magari un carattere considerato positivamente in altre razze, come può essere un movimento molto elegante o un collo molto lungo o quant‘altro, proprio per questa esagerazione perde di tipicità. Direi proprio che la caratteristica più saliente del Rhodesian Ridgeback è quella di non farsi notare, o se vogliamo di farsi notare solo per l’armonioso equilibrio delle sue forme. Nella nostra era malata di protagonismo, questo carattere è senza dubbio poco apprezzato, e troppo spesso penalizzato! Spesso i “top winner” di oggi diventano tali per la propria personalità o per qualche caratteristica particolarmente marcata: nel Rhodesian Ridgeback l’esagerazione va penalizzata in quanto il tipo Ridgeback è stato e voluto moderato in tutte le sue forme ed espressioni.
L’equilibrio è anche la caratteristica mentale più saliente del Rhodesian Ridgeback. Nato per fare il guardiano, cresciuto per scortare le carovane, selezionato come cacciatore dal coraggio intelligente, il Rhodesian Ridgeback è quanto di più in antitesi vi sia con la nostra era della specializzazione. Nonostante sia un cacciatore dal naso eccellente, il suo coraggio ne faccia un guardiano fidato e il suo equilibrio lo renda il compagno ideale di grandi e piccini, il Rhodesian Ridgeback non è migliore dei suoi colleghi europei che per anni sono stati selezionati per eccellere in una sola di queste attività, ma certamente in tutte si guadagna una lode.
Senza dubbio la costante che lo ha accompagnato nella ricerca di un’identità di razza è l’uomo come centro delle sue attenzioni e tutt’oggi il Rhodesian Ridgeback è un gran compagno, che si adegua facilmente a ricoprire qualsiasi ruolo gli venga richiesto.
E’ forte e brillante di carattere; dominante, ma non aggressive con i con specifici; sempre all’erta con gli sconosciuti, ma mai pauroso nè aggressivo. Non è facile all’addestramento perché, dovendo sapersi arrangiare in situazioni estreme, deve poter proporre una propria iniziativa, quindi non accetta di buon grade l’imposizione, mentre apprezza la collaborazione: risponde positivamente ad un addestramento continuo, coinvolgente e veloce nei tempi.
Mentre in condizioni di vita rurale la sua gestione è molto semplice, in condizioni di vita urbane è un cane decisamente molto esigente dal proprietario; non lo descriverei inadatto alla vita cittadina, quanto piuttosto lo considero sprecato a condurre una vita di tipo prettamente urbano, in quanto le sue qualita sia fisiche che caratteriali in tale ambiente non hanno la possibilité di maturare nel modo corretto.
La versatilità e l’equilibrio sono le doti che hanno permesso al Rhodesian Ridgeback di compiere un lungo cammino attraverso l’Africa e di affermarsi con successo in tutti i continenti. Sono doti invidiabili, degne di essere salvaguardate e rispettate, che non possono venir evidenziate nelle esposizioni di bellezza, né stabilite per iscritto, ma che verranno apprezzare soltanto vivendo al fianco di un Rhodesian Ridgeback.